La questione della devastazione della vetta di Monte Cavo – da dove si gode la più straordinaria veduta panoramica su Roma e Lazio – sta esplodendo a livello nazionale. Qui sorgeva il Santuario federale dei Latini, sul Mons Albanus, lungo le cui pendici i romani veneravano Alba Longa, la “Città madre di tutti i Latini” e dov’è nato il mito più famoso al mondo, quello dei gemelli fondatori di Roma.
La recentissima Sentenza del Consiglio di Stato, che condanna le emittenti abusive di Mediaset poste sulla vetta e, indirettamente, le centinaia di emittenti sparse ovunque, anche lungo le pendici di Prato Fabio (dov’è stata riconosciuta Alba Longa) , non ha solo posto fine ad una lunghissima battaglia legale, ma ora rischia di trascinare le istituzioni italiane, in particolare quelle culturali, nel ridicolo.
Nessun luogo del centro storico della Città Eterna, Colosseo e Fori imperiali compresi, vanta un numero esorbitante di vincoli come quelli che si concentrano su Monte Cavo: vincoli del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Lazio, del Parco dei Castelli Romani, di Piano Regolatore del Comune di Rocca di Papa, idrogeologico Forestale.
Sarà arduo spiegare agli ambienti internazionali, culturali (e non), in particolare a quelli attivi nella Capitale in rappresentanza di moltissime nazioni (Istituti archeologici stranieri che da oltre un secolo offrono, anche attraverso importanti scavi, un contributo scientifico rilevante), come sia stato possibile che l’ex Presidente del Consiglio (ed altri notissimi personaggi) abbiano potuto operare indisturbati per anni, abusivamente, contribuendo direttamente alla devastazione dell’area dov’è nata la Civiltà Latina.
In attesa che venga ristabilita la legalità e che la legge faccia il suo corso (sic!), sollecitiamo un intervento immediato – a livello nazionale – che sottragga l’intera area allo sterile dibattito politico locale sul destino di Monte Cavo a cui i cittadini dei Colli Albani, una vera e propria città di oltre 300.000 abitanti, sono costretti ad assistere quotidianamente. Chiediamo un intervento legislativo che preveda, in tempi strettissimi, un progetto per l’immediato ripristino dello stato originale dei luoghi e una radicale bonifica dell’area in funzione di un suo totale recupero, sia dal punto di vista panoramico e paesaggistico- quindi turistico – che finalizzato a restituire a questi sacri luoghi, dov’è nata la Civiltà Latina, la solenne dignità storico archeologica che le è stata negata.
L’Osservatorio dei Colli Albani, attraverso il contributo di tutti coloro che storicamente operano in questo territorio per lo sviluppo culturale della regione, dedicherà sistematicamente al Monte Albano la sua attenzione. Ad iniziare dall’appello alle Istituzioni per l’esproprio dell’intera area sommitale per pubblica utilità, già inviato nel mese di giugno scorso, il cui testo viene integralmente riportato nell’articolo pubblicato di seguito in questo sito (Lettera aperta alle istituzioni – Appello per la rinascita di Monte Cavo).